Siamo tutti i giorni soggetti alle consegne. Le tempistiche ci prendono in
ogni atto della nostra vita. Da quando nasciamo, anzi fin da prima, da quando
siamo lunghi pochi centimetri ci dicono quando dovremo nascere. Ci danno una
scadenza: nascerai entro la tal data. E se non la rispetti, zaaaac, un bel
taglio e ti tirano fuori. Non ci son scuse, non puoi chiedere una proroga! Non
puoi fare male la prima consegna e poi dire << mi date 30 giorni di tempo
per portare le integrazioni? >> . Perciò siamo fin da piccoli sono
l’egida del tempo, scandito ed intervallato da step da superare, siamo dentro
un autostrada dove, in ogni caso, dobbiamo prima o poi passare da un casello. E
anche se prendi una tangenziale, una cavolo di barriera dove ti fanno pagare
anche solo (!!!) un euro, o due euro e venti (l’alba di una nuova autostrada,
prossimamente sui vostri schermi) te la ritrovi a scandirti il tempo e il
denaro.
Eppure nonostante fin da piccini il tempo ci venga scandito
inesorabilmente tra pappette, visite, vaccini, orari scolastici,
interrogazioni, esami, e via via crescendo con polizze assicurative, pagamenti
bancari, iva, imu, cùcù, cuccuruccucù-paloma, ci ritroviamo sempre a fare tutto
all’ultimo minuto, a cercare ancora di aggiustare la situazione in extremis (
dal latino Extrema ratio = piano
estremo, maniera ultima). Anni e anni di insegnamenti a rispettare gli orari e
continuiamo ad arrivare alla fine della clessidra, ad aspettare la caduta
dell’ultimo granello di sabbia prima di terminare l’opera in cui siamo
impegnati. E così ci ritroviamo a darci delle scadenze ed inesorabilmente a
portare tutto a fine del tempo utile, se ci riusciamo!
Ma qual è il tempo delle nostre azioni, delle nostre opere?
L’architettura ha una scadenza? Bè ad esempio il permesso a costruire ce l’ha,
e per quanto siano lunghi 3 anni di tempo per erigere una “bella villetta”
anche in questo caso ci ritroviamo ad un certo punto a far fronte ad una data
“X” per posare mattone su mattone. Ma, una volta eretti, quei muri staranno su
per chissà quanti decenni…o forse no, un giorno verranno abbandonati e
demoliti. Siamo di fronte a costruzioni che hanno migliaia di anni che sono di
una bellezza disarmante e altre che pur avendo al stessa età non son altro che
un insignificante ammasso di pietre mostrate con la pretesa di aver una valenza
storica, ma che in realtà ormai trasmettono ben poco di ciò per cui sono state
assemblate l’una sull’altra (questo commento sarà per caso frutto dello
sconcertante vuoto che mi ha trasmesso al recente visita al palazzo di Cnosso?!?!);
altre volte ci troviamo davanti a opere anche di recente fattura che dopo aver
terminato lo scopo per il quale sono state concepite, spesso un grande evento,
vengono progressivamente abbandonate e quindi distrutte, nate in nome del
progresso, di una svolta economica e sociale, con una buona dose di
programmazione a lunga gittata per far fiorire questo o quel sistema economico,
turistico, sportivo e schiantatesi al suolo in un botto di dinamite in nome
dello stesso “ideale” di progresso che muove però in altra direzione dopo pochi
anni.
Opere create forse di corse e costruire prematuramente con un destino segnato di una fastosa quanto
breve vita. È un caso, o forse no, che questo sia il destino di tanti impianti
sportivi: lo Stadio delle Alpi, costruito di fretta per i mondiali del ’90 con
pretesa di esser il luogo polivalente dello sport torinese, ricostruito ora per
accogliere la vera funzione per cui era nato e per il quale veniva utilizzato. Pensarci
prima? O il velodromo di Roma realizzato per le olimpiadi del 1960, utilizzato
8 anni e poi lasciato alla deriva,
demolito nel 2008.
http://youtu.be/WdwlSfkPzCo
Buon senso, programmazione economica e sportiva:
avanti e pedala! Sulle stesse zolle di terra dove gli antichi romani hanno
costruito arene, templi, fori, terme, circhi, non si riesce a erigere un
impianto che valga due lire e possa durare nel tempo. Al Colosseo hanno fatto
spettacoli per 600 anni ed è ancora in piedi…in sostanza le cose si fanno in
due modalità temporali:
- si fanno bene fin da subito ed hanno bisogno di
un certo tempo di realizzazione
- si fanno male e si possono quindi realizzare
in qualsiasi tempistica.
Perciò il livello di qualità e la
tempistica sono inversamente proporzionali. Forse fino ad un certo punto, poi
si passa ad una fase stagnante, ma sostanzialmente si può fare questa
distinzione: male subito o bene tra un po’.
Che altro aggiungere: non so,
devo andare, presto che non ce la faccio più….sono in ritardo!